domingo, 25 de agosto de 2013

LA TOTALE CONFIDENZA IN DIO - dall'esempio dei Santi -

LA TOTALE CONFIDENZA IN DIO



- dall'esempio dei Santi -


Dall'antico volume "Diario Spirituale" di Anonimo napoletano





"Ecce ego vobiscum sum" - Matth. 28. 20.
" Per essere Iddio una Onnipotenza infinita, niuna cosa gli è impossibile: per essere una infinita Sapienza niuna cosa gli è difficile: per essere una Bontà senza misura, ha un infinito desiderio del nostro bene. Or non ha da bastar tutto questo, per farci riporre tutta la nostra confidenza in lui." Scupoli.
Da questo pensiero dovette esser fortemente investito quel Servo di Dio in Roma, del quale scrivono, che stando un giorno in Orazione, disse al Signore così: Signore così non vi voglio star più pensateci voi: io voglio esser esaudito. Voi, che siete il mio Padre, se non mi fate questa grazia, non ci è nessun altro, che me la possa fare. Pensate, che se per li meriti di questo Cristo non la merito, non me la concedete, che son contento ! S. Francesco di Sales era ripieno di tanta confidenza in Dio, che lo faceva viver tranquillo anche in mezzo a' maggior disastri, non potendosi, come dir solea, persuadere, che chi crede una Provvidenza infinita per tutt'i versi, non abbia a sperar bene di quanto ella permette che gli arrivi. Apparso una volta il Signore a S. Gertrude, le disse : Quella sicura confidenza, che l'uomo ha in me, credendo, che realmente posso, so, a bramo d'ajutarlo in tutte le occasioni ; quella mi ruba il cuore, e mi fa tal violenza, che non posso a meno di non favorire un'Anima tale, che, per lo piacere, che provo in vederla tanto da me dipendente, e per soddisfare al grande amore, che le porto.




" Iddio desidera certamente il maggior bene nostro più che non lo desideriamo noi stessi. Sa egli meglio di noi per qual via questo ci possa venire: la scelta di queste vie sta totalmente nelle mani di lui, essenso egli che dispone e regola tutto ciò che nel Mondo succede. E' dunque certissimo, che in tutti gli accidenti, che ci potranno occorrere, quello che accaderà, sarà sempre il meglio per noi. " Sales.
S. Francesco di Sales sapendo, che tutti gli accidenti grandi, e piccioli succedono per ordinazione della Divina Provvidenza si riposava in essa meglio e con più tranquillità, che non fa un bambino nel seno della Madre, e dicea, che il Signore gli aveva insegnata questa lezione sin dalla sua giovanezza ; e che, se avesse avuto a rinascere, avrebbe più che mai dispregiata l'umana prudenza, e si sarebbe lasciato interamente governare dalla divina Provvidenza.



" Ne vuoi la sicurtà ? Eccola. Il Signore ti dice: Io non ti abbandonerò mai ? io sarò sempre teco. Se tel promettesse un galantuomo, ti fideresti ; tel promette Iddio, e ne dubiti ? Vuoi un fondamento più sicuro, che la parola di Dio è infallibile ? e Si si. Egli l'ha promesso, l'ha scritto, ne ha impegnato la sua parola, sta pur sicuro. " S. Agost.
Nella vita di S. Rosa di Lima si racconta, ch'essendo la Madre di lei d'un naturale molto timoroso ed apprensivo de' pericoli, aveva ella tratta dal seno materno quest'istessa indole paurosa, tanto che di notte non poteva andare senza lume neppur da una stanza all'altra, fuor che per far Orazione, per la quale superava ogni paura. Or essendosi ella una sera trattenuta più del solito nella stanza di legno, che perciò s'avea fabbricata nel giardino, la Madre temendo, che le fosse avvenuto alcun male, si risolvé d'andare a trovarla, ma non bastandole l'animo d'andar sola, pregò il marito d'accompagnarla. Quando Rosa li vide, incontanente alzatasi dall'Orazione andò loro incontro ; e scusandosi della tardanza, si portò insieme con essi a casa. Ma per la via prese a dir tra se: Come ! mia Madre timorosa come io, per la compagnia del marito si tien sicura, ed io accompagnata dallo Sposo mio, che senza mai separarsi da me mi sta continuamente a' fianchi e nel mezzo al cuore, ho da temere ! Questa riflessione fece tal impressione nella sua mente, che le tolse affatto ogni timore, e da lì innanzi non ebbe mai più paura di cosa alcuna: ed in tutti gli incontri di timore dicea : non timebo mala, quoniam tu mecum es. Narra il Surio di Sant'Ugone Vescovo Lincolniense, ch'essendo una notte non poco turbato, e angustiato per un caso, che temé potergli avvenire ; dopo rientrato in sé si batté il petto, dicendo : miserabile che sei ! Iddio si è protestato d'assisterci nelle tribolazioni, e tu temi di quello che sarà ?



" Noi siamo certamente convinti, che le verità della fede non ci possono ingannare ; e pure non ci sappiamo indurre a fidarci di esse, e siamo più capaci di fidarci della ragioni umane, e delle apparenze ingannevoli della terra. Però questo appunto è la cagione del nostro poco avanzamento nella virtù, e del poco progresso negli affari della gloria di Dio. " S. Vincenzo de Paoli.
S. Antonio e S. Francesco non per altro arrivarono a sì alta perfezione, se non perché s'appoggiarono a quel detto del Vangelo : Se vuoi esser perfetto, vendi quanto hai, dallo ai poveri, e poi seguimi.




" Sì per lo proprio profitto, come per la salute altrui, è assolutamente necessario l'assuefarsi a seguire in tutto la bella luce della Fede, la quale va accompagnata da una certa unzione, che segretamente si diffonde ne' cuori. Sì, sì, altro non v'è che l'eterne verità, che sien capaci di riempirci il cuore, e condurci per la via sicura. Credete a me, che basta stabilirsi bene su di questi fondamenti divini, per arrivar in breve alla perfezione, ed a poter fare gran cose. " S. Vincenzo de Paoli.
S. Filippo Neri avanti di trattar negozj specialmente s'eran gravi, vi premettea sempre l'Orazione, per mezzo di cui acquistava tanta fiducia in Dio, che solea dire: ho avuto tempo di far Orazione, e tengo speranza sicura d'ottener dal Signore qualsivoglia grazia, che io gli domandi ; appoggiandomi tutto a quella sua promessa: Qualunque cosa domanderete nell'Orazione con viva fede, l'otterrete. Di S. Francesco si dice, che il di lui fratello vedendolo un giorno scalzo e mal coperto nel cuor dell'inverno, e tutto tremante di freddo mandogli un fanciullo, che a suo nome gli dicesse per burla, se gli voleva vendere una gocciola del suo sudore, ed il Santo rispose con allegrezza. Dite a mio fratello, che già l'ho venduto tutto al mio Dio e Signore, ed a molto buon prezzo. Il Padre d'Avila, per essere più spedito di predicare il Vangelo, professò povertà ; e dicea d'aver trovato un gran fondo in quella promessa del Signore: Quaerite primum regnum Dei, et haec omnia adjicientur vobis ; e che questa massima non l'avea mai ingannato.



" O signore dell'Anima mia, e chi avrà parole per dar ad intendere quello che voi date a coloro, che si fidan di voi ; e quanto per lo contrario perdono quei che arrivati sino ad estasi e ratti, se ne rimangono con se stessi ! " S. Ter.
Questa Santa dicea d'aver conosciute persone molto eminenti in virtù, ch'erano arrivate all'Orazione d'unione ; e che di poi erano state guadagnate dal Demonio ; e la causa di ciò, poter essere stata il soverchio confidare in se stesse. Poiché vedendosi l'Anima tanto vicina a Dio, e conoscendo la differenza, che passa fra' beni del Cielo, e que' della Terra, ed esperimentando l'amor grande che il Signore le mostra, nasce in lei da questi favori una tal sicurezza di non dover mai cadere dal bene, che gode ; che le pare impossibile, che una vita sì dilettevole s'abbia a cambiare colla viltà de' diletti del senso. E con tale confidenza comincia a mettersi nelle occasioni, ed a dar frutti, ma senza discrezione, e senza tassa, e misura ; non considerando, che non è ancora in termine d'uscir dal nido per volare: non essendo ancora massicce le virtù, né ella tenendo esperienza per conoscere i pericoli.





" L'appoggiarsi uno sopra i proprj talenti, gli è di gran danno. Poiché quando un Superiore per esempio, un Predicatore, un Confessore mette la confidenza nella propria prudenza, scienza, o spirito, allora Iddio, per fargli vedere e conoscere la sua insufficienza, gli sottrae il suo ajuto, e lo lascia operar da se. Onde accade che tutte le sue fatiche ed industrie poco o niun frutto producono. E questa è la causa, per la quale spesse volte non riusciamo ne' nostri impieghi. " S. Vinc. de Paoli.
Si vide chiaramente nel passar che fecero pel Mar Rosso gl'Israeliti e gli Egizj. Quelli posero tutta la loro confidenza in Dio, e lo passarono felicemente: questi la posero ne' loro cavalli, e vi restarono sommersi. S. Francesco di Sales maneggiava felicemente tutti gli affari che da Dio gli venivan commessi. E la cagione di ciò era perché egli non s'appoggiava mai a verun'abilità propria, ma tutto alla Santa Provvidenza ; nè mai sperava meglio di riuscire ne' negozj, che allora quando non aveva altro appoggio, che questo. S. Filippo Neri solea dire. Quando una persona si mette da se nell'occasione del peccato, e dice: non caderò, non lo commetterò, allora è segno quasi manifesto, che vi caderà con maggior danno dell'Anima sua.




" Sforziamoci di concepire una somma differenza di noi medesimi, e di ben fondarci in questa verità, che da noi stessi non siam buoni a niente, fuorché a gustare i disegni di Dio. Perché questo ci farà stare in un'intera dipendenza dalla condotta di lui, ed a lui ricorrere incessantemente, per avere il suo ajuto. " S. Vinc. de Paoli.
Il V. P. Daponte dicea di se, che quelle cose, che sogliono essere in altri motivi d'abbattimento, come sono l'umana fragilità, la debolezza propria, ed i proprj peccati, in lui cagionavano piuttosto confidenza maggiore ; perché fissava lo sguardo nella Bontà e Misericordia di Dio, a chi avea consegnato totalmente se stesso, e le cose sue. S. Venceslao Re di Boemia, essendogli stato rotto l'esercito, ed egli fatto prigione, fu dimandato come stesse d'animo ; ei rispose, non sono stato mai di miglior animo, che ora. Perocché quando io stava ben munito degli ajuti umani, mi mancava il tempo di pensar a Dio ; ora che me ne veggo affatto sprovveduto penso solo a Dio, e ripongo tutta la mia confidenza in lui solo, con isperanza, che non mi abbandonerà. S. Filippo Neri solea spesso dire rivolto a Dio, ed esortava anche gli altri a far lo stesso : Signore, non ti fidar di me, perché caderò al certo, se tu non m'ajuti. Ovvero: Signore, da me non aspettar altro, che male. Diceva in oltre, che parlandosi in qualche caso assente e condizionato, non bisogna mai dire: farei, direi, ma con umiltà: lo so quello che dovrei fare, quello che dovrei dire ; e non già: se quello che farei, quello che direi.




" Avvertite di non appoggiarvi, né molto fondarvi su l'amicizia e protezione degli uomini: perché questi da se non sono bastanti a sostenerci ; ed il Signore, quando ci vede ad essi appoggiati, si ritira da noi. " S. Vinc. de Paoli.
Questo Santo uomo non solo si guardava dal ricercare appoggi umani, ma anche venendogli spontaneamente offerti, li rifiutava. Perciò pregandolo un dì il Governatore d'una Città d'ajutarlo in Corte per un certo suo negozio, con promettere di proteggere esso i suoi Missionarj contra alcune persone, che li molestavano: il Santo gli diede questa risposta: io dove giustamente potrò, la servirò volentieri. Per conto poi degl'interessi della mia Congregazione, la supplico di lasciarli nelle mani di Dio e della Giustizia. Questo aveva egli per massima: di non voler cosa alcuna per mezzo dell'autorità e del favore degli uomini. Del medesimo sentimento era pure la B. M. di Chantal. Onde avendole scritto l'Arcivescovo di Burges suo fratello, come la Regina di Francia in occasione ch'egli fu a congratularsi seco della sua gravidanza, mostrò desiderio di esser raccomandata dalle Orazioni di lei, e di tutto il suo Ordine, dopo l'esorta a scrivere alla medesima una lettera di congratulazione, assicurandola, che S. M. l'avrebbe sommamente gradita : essa, quantunque fosse consigliata di molte persone ed interne, ed esterne a farla, non volle acconsentirvi, e si scusò col fratello su di questo pregandolo però d'assicurar la Regina, ch'ella non avrebbe mancato di raccomandarla al Signore, e di farla raccomandare da tutte le Monache della sua Religione. Ed alle sue Religiose così rispose : Non posso, né debbo farlo ; perché noi dobbiamo tenerci basse e tanto nascoste, che mai non cerchiamo umane invenzioni per conservarci l'affezione de' Grandi. Se ci studieremo in render loro i nostri doveri davanti a Dio, pregando per la loro conservazione, per li loro propsperi avvenimenti, e soprattutto per la loro salvezza ; Iddio, che ha presa la cura di noi, ci darà loro a conoscere, quando avrem bisogno della loro protezione, ed inchinerà la loro affezione verso di noi. S. Teresa disse un giorno: adesso conosco chiaramente, che con appoggiarsi agli uomini, non vi è sicurezza: poiché sono tutti stecchi di rosmarino secco, che ad ogni poco peso di mormorazione, o di contraddizione si spezzano. Il vero amico, di cui solo possiam fidarci, è Gesù Cristo. Quando io m'appoggio a lui, mi trovo con un dominio tale, che mi pare, potrei resistere a tutto il Mondo, quando anche tutto l'avessi contrario.




" Chi procede ne' negozj con artifizj e con raggiri, offende la Provvidenza di Dio, e si rende indegno della cura paterna. " S. Vinc. de Paoli.
Questo glorioso Santo in tutto ciò che dicea e facea si mostrava alienissimo sempre da ogni artifizio, e come era solito diceva, lasciamo i raggiri a ' prudenti del secolo. L'istesso si dice di S. Bonaventura, di S. Tommaso, di S. Carlo, di S. M. Madd. de' Pazzi, di Suor M. Crocifissa, e di altri, come altrove si è riferito: e tutti riuscivano bene ne' loro affari, ed erano per questo stesso molto stimati e favoriti non solo da Dio, ma ancora dagli uomini.




" Quando uno mette tutto il suo pensiero in Dio, e tutto s'appoggia a lui procurando però di servirlo fedelmente, Iddio si prende cura di lui ; ed a misura di quanto la sua confidenza è più grande, più s'estende la cura di Dio sopra di lui ; e non ci è pericolo, che gli manchi: avendo esso un amore infinito per quelle Anime, che in lui si riposano. " Sales.
Così appunto disse il Signore un giorno a S. Caterina da Siena: Tu pensa a me, ed io penserò a te, ed avrò tutta la cura delle cose tue. S. Ugone Vescovo dicea d'aver esperimentato, che quanto più egli aveva atteso a far bene e con diligenza le cose, che spettano al culto di Dio, tanto più Iddio lo provvedea delle cose necessarie. Più d'ogni altro S. Francesco faceva e tuttavia a toccar con mani questa verità con la maravigliosa provvidenza, ch'esperimentò egli, ed esperimentano giornalmente i suoi figli. Onde il viatico, ch'egli solea dare a' compagni, quando andavano in alcun luogo, era quel versetto del Salmo: Jacta super Dominum curam tuam, et ipse te enutriet. Ed avendogli il Sommo Pontefice domandato degli alimenti, rispose: Santo Padre, noi abbiamo una Madre veramente povera ; ma un Padre ricchissimo. Riferisce il Taulero, che una serva di Dio venendo richiesta da varie persone a pregare per alcuni loro bisogni, ella promettea di farlo, ma alle volte se ne scordava: pure quelle persone otteneano sempre l'intento loro, e tornavano a ringraziarla. Del che ella stupita disse un giorno al Signore: come va, Signore, che voi facciate queste grazie a costoro senza che io ve le dimandi ? ed il Signore le rispose: vedi figliuola, quell'istesso giorno che tu mi desti la volontà tua, io diedi a te la mia, e però ancorché tu alle volte non mi chiedi alcuna cosa in particolare, quando io so che tu gusteresti di essa, la faccio come se me la chiedessi.





" Chi serve a Dio di tutto cuore, e posponendo ogni proprio ed umano interesse, cerca solamente la sua gloria, ha da sperar sempre un buon successo delle cose sue, e maggiormente in quel tempo, in cui secondo l'uman giudizio non si vede esservi alcun rimedio ; poiché le opere del divino servizio sono sopra ogni vista dell'umana prudenza, e dipendono da più alto principio. " S. Carlo Borromeo.
Questo Santo Cardinale avea per costume di ricorrere a S. D. M. in tutte le cose sue, particolarmente col mezzo dell'Orazione ; e con questa cominciava, proseguiva, e terminava tutte le opere che faceva, e quanto più ardue e gravi erano le imprese, che abbracciava, tanto più vi mettea d'Orazione ; e avveniva, che i casi fossero non solo malagevoli, ma come disperati, egli per questo non cessava di pregar Dio ; né si ritirava un tantino, anzi si spingeva avanti con maggiore spirito e frequenza di Orazioni. Quindi è, che gli riuscirono felicemente tante grandi cose, che parevano all'umano giudizio impossibili ; con istupore di tutti. In particolare ragionando una volta il Santo con certa persona qualificata, l'andava persuadendo ad avere confidenza in Dio in ogni occorrenza, perché non abbandona mai, né anche nelle cose minute, chi in lui mette le sue speranze, e per darlene un saggio, le raccontò il seguente fatto occorso a lui poco innanzi. Disse, che il suo Preposito di casa s'era lamentato seco di trovarsi senza denari, e che non sapea come provvedere a' bisogni urgenti della casa ; e però, che lo pregava d'andar più riservato nello spendere in limosine, e nelle opere pie ; essendo per questo rispetto ridotta la casa sua a sì fatta estremità ; e ch'egli altro non rispose, se non che si fidasse di Dio, e sperasse che S. D. M. l'avrebbe soccorso ; ma non quietandosi colui a queste parole, si partì mal soddisfatto. Fra due ore arrivò un plico di lettere, nelle quali ve n'era una di cambio di tremila scudi, che gli eran mandati della pensione di Spagna, e fatto subito chiamar il Preposito, gliela diede dicendo: Pigliate modecae fidei: Ecco che il Signore non ci ha abbandonato: E soggiunse, che quella fu veramente operazione della Divina Provvidenza: poiché non aspettava allora rimessa di denari, né gli dovea esser mandata prima di due mesi avvenire. Parimenti si legge ne' processi fatti per la sua canonizzazione, che al tempo di quei gran contrasti con i Ministri regj per le controversie giuridizionali, e per quelle scomuniche fulminate contra di essi, il Governatore di Milano, con alcuni del Consiglio secreto avversi al Cardinale ebbero più volte pensiero di stabilir esecuzioni rigorose contro la persona sua: non trovandosi altra via per impedirlo dalle opere, che faceva in difesa delle ragioni della sua Chiesa: e tutte le volte che si congregavano nel regio Consiglio per venir allo stabilimento, loro si mutava il pensiero nell'animo, e le parole in bocca, non potendosi risolvere a far cosa veruna contra di lui. Del che essi medesimi restavano confusi, o soprammodo ammirati, non sapendo donde derivasse un tal cambiamento della loro volontà. Ma senza meno derivava dalla sua grande speranza e confidenza in Dio, in premio di cui Iddio benediceva tutte le di lui intraprese, e rimovendo tutti gli ostacoli, le conduceva al suo termine. Dee però avvertirsi, come ben osserva l'Autor della Vita, che una tal confidenza del Santo veniva in tutto regolata dalla Cristiana prudenza. Era egli attentissimo in guardarsi dall'estremo vizioso chiamato presunzione, non si esponea mai a' pericoli fuor di proposito, né mai tentava imprese stravaganti, e che non fossero di molto servizio di Dio, e benissimo ponderate con grave consiglio e maturità: usava le debite diligenze e precauzioni, ed in certe occasioni non rifiutava gli ajuti umani, non però come cose principali, ma come subordinate alla Divina Provvidenza. Tutto ciò si vede manifestamente ne' prudenti regolamenti, che fece nel tempo, che la peste desolava la Città di Milano ; ed in mille altre occasioni ben note.




" Nelle gravi necessità è tempo di far vedere, se veramente confidiamo in Dio. Credetemi che tre operaj fanno più, che dieci, quando Iddio vi mette la mano: e ve la mette, sempre che toglie i mezzi umani, e ci pone in necessità di fare cose eccedenti le nostre forze. " S. Vinc. de Paoli.
Sentendo egli un dì da Procuratore della Casa, che non aveva un soldo ; per le spese ordinarie, non che le straordinarie per li prossimi esercizj degli Ordinandi, con cuor tranquillo, e con volto allegro, tutto ripieno di fiducia in Dio, rispose: Oh che buona nuova è questa ! Sia benedetto Iddio. Adesso è il tempo di far vedere se confidiamo in lui. Oh, che i tesori della Provvidenza sono infiniti, e la nostra diffidenza la disonora. Il Re Giosafat vedendosi assalito da una gran moltitudine di nemici, rivolto a' suoi: Noi, disse, non abbiamo forze da resistere a tanti: però alziamo gli occhi a Dio, e confidiamo in lui, che ci verrà tutto in bene. E così avvenne.




" Se un legno arido potesse annichilarsi ed umiliarsi avanti a Dio, e poscia fosse eletto al governo, S. D. M. piuttosto darebbe a questa l'essere sensitivo ed intellettivo, che mancare al buon governo di esso. " Chantal.
Diede di questo una prova ben chiara la B. Berengaria monaca di S. Chiara. Visse ella per molto tempo in un Monastero di Portogallo sempre occupata ne' ministerj più vili della cucina ; perocché datasi in modo particolare all'umiltà, compariva zotica, e molto stolida, di modo che era divenuta la favola delle altre Suore, e riputata inetta per ogni altro ufficio della Religione. Or essendo morta la Badessa, e convenute tutte le Monache per elegger la nuova, ciascuna senza sapere una dell'altra per iscoprire nel primo scrutinio ove inclinasse la maggior parte de' voti, diede il voto suo a Berengaria, giudicando, che a questa, come affatto inabile a tal uffizio, niun'altra dovesse darlo. Ricevuti dunque il P. Presidente alla funzione i secreti bollettini delle nomine, e lettili, ritrovò, ch'era giuridicamente eletta Berengaria, e però le ordinò da parte di Dio, che salisse sulla sedia della Superiora, per ricever dalle altre secondo il costume, il primo ossequio di soggezione: onde l'umilissima Vergine fu costretta, benché con tutta sua ripugnanza a mettersi in quel posto. Ma ripugnanza anche maggiore trovossi per parte delle Monache, che borbottando contra di quella non mai creduta elezione, ricusavano di riconoscer per Superiora colei, ch'era affatto inesperta, e del tutto inetta per tal ministero. Il che vedendo la nuova Badessa, sentendosi interamente mossa dallo Spirito Santo, si rivolse verso la sepoltura, ivi situata nel mezzo del Capitolo, e comandò alle Monache defunte che si destassero, e venissero a prestarle la dovuta ubbidienza, per insegnare alle sorelle viventi l'obbligo, che aveano d'ubbidirle. Ed ecco aprirsi incontanente la sepoltura, ed uscir sette Monache una dopo l'altra, e portarsi a prestar ginocchioni ossequio e sommissione a Berengaria: e là fermarsi genuflesse a' piedi di lei alla presenza di tutto il Monastero, finché essa ordinò loro di ritornarsene nel Sepolcro a riposare in pace, come riverentemente fecero. Stordite al caso le Monache ed atterrite, corsero tutte a' piedi della Madre, le chiesero umilmente perdono del loro fallo, e le giurarono e le mantennero sempre una perfettissima soggezione ed ubbidienza.





" Quando s'ha da intraprendere qualche affare di servizio di Dio, dopo invocato il suo santo lume, e riconosciuta la di lui volontà ; sebbene per eseguire gli ordini della divina Provvidenza, vi si han da impiegare i mezzi umani, che si stimano necessarj e convenevoli ; non dobbiamo però appoggiarci sopra di essi ; ma unicamente sopra la divina assistenza, e da lei attendere tutto il buon successo con questa ferma persuasione, che quello che succederà sarà sempre il meglio per noi, benché a noi paja buono, o cattivo secondo il nostro particolar giudizio. " S. Vinc. de Paoli.
Egli stesso, raccomandandosi uno alle di lui Orazioni, rispose così: Sono stato tutta questa mattina occupato in negozj, sicché non ho potuto fare, se non poca Orazione, e questa ancora può sperare in questo giorno dalle mie preghiere. Questo però non mi disanima ; poiché io pongo in Dio la mia speranza, e non certamente nella mia preparazione, né in tutte le mie industrie: essendo certo che il trono della bontà, e della misericordia di Dio è innalzato sopra il fondamento delle nostre miserie. S. Ignazio Loyola in tutt'i negozj, che imprendea, facea tutto, come se il tutto dipendesse da lui: e ponea tutta la fiducia in Dio, come se tutto dipendesse da Dio.



" Nel provvedere agli affari e bisogni occorrenti, non bisogna lasciarsi trasportare da sollecitudine, o impresciamenti ; ma prenderne una cura ragionevole e moderata, e poi lasciarli in tutto e per tutto alla disposizione e condotta della divina provvidenza ; per darle luogo d'ordinare le cose a' suoi fini, e di manifestarci la sua volontà, tenendo per certo, che quando Iddio vuole, che riesca un negozio, la dilazione non lo guasta ; e che tanto più ci farà del suo, quanto meno ci avremo del nostro. " S. Vinc. de Paoli.
L'ordinaria pratica di lui era, avanti di valersi de' mezzi umani quantunque onesti e necessarj ricorrere a' divini, raccomandando la cosa a Dio, e starsene poi quieto, aspetando, ch'esso l'incamminasse a' suoi fini, ed alla maggiore sua gloria ; e solea dire, che la provvidenza fa, che riescano bene i negozj a chi procura di seguitarla e non prevenirla. In fatti venendo egli importunate dalle Dame della Carità, perché ritrovasse zitelle da poter istruire la Congregazione delle figlie della Carità ; difficili a trovarsi quali si richiedeano ; senza punto affannarsi si contentava di ricorrere a Dio con l'Orazione ; aspettando che la sua provvidenza si degnasse scoprirgli qualche modo di provvedere a tal bisogno.




" Quel tanto affrettarsi, e mettersi in pena in cercar mezzi ed ajuti, per premunirsi contra gli accidenti di questa vita, e rimediare alle traversie, che occorrono, è un gran mancamento di confidenza in Dio. Perocché prevenendo così gli ordini della di lui provvidenza mostriamo di confidare più nelle nostre diligenze che nella santa condotta di lui ; e che più si appoggiano su la prudenza umana, che sulla sua santa parola. " S. Vinc. de Paoli.
Il P. Alvarez, essendo Rettore in un Collegio povero, aveva un Ministro, che spesso veniva a dirgli con ansietà e sollecitudine i bisogni occorrenti, e ch'era necessario di badare allo stato del Collegio: ed egli chiedea se avesse raccomandato il negozio a Dio. E rispondendo quegli, che non avea tempo d'Orare. Questa, soggiungeva il buon Superiore, dee essere la prima cosa: Vada in stanza a fare un po' d'Orazione al Signore. Pensa forse lei, che questo gregge non abbia Padrone, e tale che non abbia a cuore la vita loro ? Vada in pace, e pensi, che questo non dipende dalla sua industria. Ubbidiva il Ministro, e spesso trovava provvisto al bisogno per vie, a giudizio suo, miracolose.



" Riconosciuta la volontà di Dio in qualche negozio, per arduo che sia, dee abbracciarsi con intrepidezza, e proseguirsi costantemente sino alla fine, per molti e grandi che sieno gli ostacoli, che vi si attraversano. Perocché la divina provvidenza non manca mai nelle cose che d'ordine suo s'intraprendono. " S. Vinc. de Paoli.
Il medesimo Santo intrapresa che avea una cosa, quale conosceva essere di voler di Dio, non la lasciava più, per qualunque opposizione vi s'interponesse. Anzi quanto a maggiori contrarietà e funesti accidenti incontrava dalla parte delle creature ; in vece di restarne disanimato, tanto maggior costanza e risoluzione mostrava in proseguirla. S. Carlo pure, quando con prudenza e maturità avea ponderati i negozj, a' quali si metteva, e giudicatili buoni per servizio di Dio, benché ad altri paressero talora irriuscibili, gli abbracciava, e li proseguiva con gran coraggio, e tutti li riducea a fine. La Beata Madre di Chantal dice di S. Francesco di Sales, che aveva un'Anima la più ardita e generosa, che avesse mai conosciuta, nel continuare le imprese inspirategli da Dio. S. Francesco Saverio ovunque vedea l'onor di Dio, là correa senza temere né difficoltà, né pericoli di sorta alcuna. Quindi è che nulla tentava, che non conseguisse, e nulla principiava, che non terminasse.



" Mettiamo la nostra confidenza in Dio, e stabiliamoci in una intera dipendenza dalla di lui provvidenza ; e poi non temiamo punto quello che diranno, o faranno gli uomini contra di noi, che tornerà tutto in bene nostro. Sì quando anche tutta la Terra si sollevasse contra di noi altro mai non seguirà, se non quello che piacerà al Signore in cui abbiamo riposte le nostre speranze. " S. Vinc. de Paoli.
Avendo scritto al medesimo uno de' suoi, che si faceano de' maneggi per ispiantare la sua Congregazione, e che v'erano delle persone potenti che appoggiavano quei malvagi disegni: diede questa risposta: Fondiamoci e mettiamoci bene nella totale dipendenza della S. Provvidenza, e poi non ci lasciamo ingombrare l'animo da queste inutili apprensioni ; che non si farà nulla contra il di lui santo volere. Essendo S. Gregorio, Vescovo di Girgenti, una notte calato in coro al mattutino, alcuni suoi emuli posero una femmina nel suo letto, e dopo l'uffizio lo vollero accompagnare sino alla camera: allora la donna, secondo il concertato, si mise a gridare, accusando il Vescovo di sacrilegio: per lo che restò infamato per tutta la Città, e sin condannato dal Papa alla carcere. Ma Iddio si prese la cura di lui: poiché apparendogli ivi i SS. Apostoli Pietro e Paolo, lo consolarono ; ed egli fece molti miracoli ; e la donna fu invasata, e molto tormentata dal Demonio, sinché comparsa in un Concilio di Vescovi scoprì la trama: ed allora fu ella guarita dal Santo, i malfattori condannati ad atrocissime pene, ed il Santo assolto dal Papa ; e la sua santità divulgata per tutto il Mondo.



" Gli animi deboli, e troppo attaccati alla propria stima, se mai vien loro imposta qualche calunnia, fanno subito rumore, e strepito, e non sanno darsi pace. Non così gli animi generosi, che altro non pretendono, che di piacere a Dio. Sanno benissimo, ch'egli vede la loro innocenza e la tiene a cuore tanto, che non lascerà di difenderli, secondo che richiede il maggior bene loro. " S. Agost.
S. Francesco di Sales scrisse a Monsignor Camus così: Mi vien avviso da Parigi, che mi taglian molto i panni addosso ; ma io spero, che Iddio me li racconcerà meglio di prima, se ciò è necessario per lo servizio. Io per me non voglio altra riputazione, se non quanta mi è necessario per questo. Posciacché, purchè Iddio sia servito, che importa, che questo si faccia colla buona, o colla cattiva fama ; coll'esaltazione, e col discredito della nostra riputazione ? Disponga egli della mia stima e del mio cuore, come a lui piace, poiché tutto è suo. E se la mia abbjezione serve alla gloria sua, non debbo io gloriarmi di essere abbjetto ? Ed un'altra volta essendo stata inventata contra di lui un'enorme calunnia in maniera d'onestà, vedendo i suoi amici, ch'egli non cercava di giustificarsi gli dissero, che dovea farlo, perché era tanto necessaria al suo ministero la sua riputazione, ei rispose, che il Signore sapea di quanto credito, egli avesse bisogno per lo ministero, e che non ne volea di più. Il V. M. di Palafox venendo una volta accusato di non aver amministrato bene il suo uffizio, per lo che gli fu ordinato il sindacato ; non volle mai difendersi ; ma rimise totalmente la sua causa nelle mani di Dio, dicendo, ch'egli ben sapea la di lui buona intenzione, ed il desiderio, che aveva avuto d'accettare ; e che però spettava alla di lui provvidenza di difendere, se così richiedea la sua gloria, chi bramò di servirlo. E così appunto succedette.



" Quando uno ripone tutta la sua fiducia in Dio, Iddio esercita continuamente una special protezione sopra di quello: ed in questo stato di cose egli può star sicuro, che non gli arriverà alcun male. " S. Vinc. de Paoli.
Per questo egli in tutte le afflizioni, traversie, ed altri fastidiosi accidenti, che occorreano nella persona sua, o de' suoi, non fu mai veduto abbattuto, o disanimato, ma sempre pieno di confidenza in Dio con una continua egualità di spirito, e con un continuo abbandono nella santa Provvidenza. E quel ch'è più, godea di trovarsi in tali congiunture, per potersi mettere in una più perfetta, assoluta, e totale dipendenza della Divina Volontà. Ferdinando II Imperadore sentendo parlar de' travagli occorrenti, dicea: Facciamo le parti nostre, e poi lasciamo e noi, e le cose nostre al governo di Dio, che disporrà bene ogni cosa. E quando si temea di qualche avversità, diceva: il Signore provvederà.



22. " Una volta che ci siamo posti totalmente nelle mani di Dio con un'intera confidenza di lui, non abbiamo a temere di avversità ; che se alcuna ce n'avverrà saprà egli farcela ridondare in bene nostro per vie, che ora non conosciamo, ma le conosceremo un giorno. " S. Vinc. de Paoli.
Due casi strani accaduti uno a S. Francesco di Sales, l'altro a S. Ignazio Loyola ci comprovano molto bene la verità del sentimento suddetto. Il primo essendosi portato in Roma da giovane secolare, e ritornando una sera all'albergo presso il Tevere, ove alloggiava, trovò che i suoi contendevano coll'oste, vedendo questi, che cercassero altro ospizio, perché sperava di ricavare maggior guadagno da altri ospiti, de' quali già avea ritirati gli equipaggi ; e per dar luogo a quelli, dovea mandar via il Santo Barone. Né si sarebbe terminata la contesa colle sole ingiurie, se Francesco inteso il motivo della disputa, non avesse con la sua ordinaria dolcezza ordinato a' servitori di compiacere all'oste. Convenne per tanto ritirarsi in altro luogo. Ma che ? Appena fu ritrovato il nuovo ospizio, che una dirotta pioggia gonfiando il Tevere, questo uscito dal suo letto, arrivò a quell'infelice albergo, e lo portò via con quanti vi eran dentro, senzaché neppur uno ne scampasse, non lasciando vestigio di quell'abitazione, ch'era giudicata delle migliori di Roma. S. Ignazio poi ritornando dalla visita dei Luoghi santi giunto in Cipri, trovò tre Vascelli in punto per venire in Italia. Il primo era di Turchi ; il secondo era una grande e salda nave Veneziana forte e ben armata, che parea, potesse contrastar colle più furiose procelle ; il terzo era un naviglio piccolo e vecchio, quasi roso e tarlato. Pregarono molti il padrone della nave Veneziana a ricevere in essa Ignazio per amor di Dio, innalzandoglielo molto, e spacciandoglielo per un Santo. Ma come egli intese, ch'era povero, e non avea danari per pagarlo, rispose, che se era Santo non avea bisogno di nave per passar il mare, potendolo camminar a piedi, come aveano fatto tanti altri Santi, e non volle ricevere: sicché fu costretto a mettersi nella nave vecchia, ove fu ricevuto volentieri e con molta liberalità. Partirono i tre legni in un medesimo giorno ed all'istessa ora con vento prospero, ed essendo andati avanti per un buon tratto di mare, sull'imbrunir della notte sopravvenne una furiosa tempesta ; per la quale la nave turchesca con tutta la sua gente si affondò ; la Veneziana s'incagliò nell'arena, salvandosi con grande stento la gente ; e la sola nave vecchia prese porto. Ecco come il Signore mostrò la sua protezione verso questi due servi fedeli, facendo anche per vie, che parevano inique, che uno fosse scacciato, e l'altro non ricevuto nel luogo che dovea soggiacere alle disgrazie. Giuseppe, e Giobbe è vero, che soffrirono de' molti e gravi travagli, ma quanti vantaggi ne riportarono, che mai non si sarebbero creduti di avere ?



23. " Quando ci troviamo in qualche pericolo, anche grande, non dobbiamo perderci d'animo, ma confidare molto nel Signore: perché dov'è maggiore il pericolo, ivi è anche maggiore l'ajuto di colui che si fa chiamare l'Ajutatore nella opportunità, e nella tribolazione. " S. Ambr.
Trovandosi S. Ignazio Loyola in una gran tempesta sopra una nave, nella quale si era già rotto l'albero, e tutti tremando e piangendo, stavano aspettando la morte: egli solo se ne stava allegro, e senza timore col riflesso, che venti et mare obediunt ei, e che senza licenza di lui non si levavano le tempeste, né possono affondar nessuno ; e se ciò Iddio volea far di lui, lo volea anch'esso.



" Si trovano alcuni tanto attaccati alla Confidenza in Dio, che non la sanno né pur lasciare ne' casi estremi, e che pajono disperati affatto. Oh quanto sono cari a Dio, e quanto vengono da lui soccorsi questi tali ! ".
Ferdinando II Imperadore, sebbene vide una volta congiurato contra di se tutto il Settentrione, ed avvisato di devastazioni, sconfitte, e perdite di Regni: non però si turbò mai, e sempre rispondeva: Iddio mi trarrà da questa tempesta. Né restò deluso, perché quando il caso parea più disperato, ebbe un insigne vittoria. Qual caso più disperato di quello di Susanna, accusata, condannata, condotta alla morte ? E pure ella confidò nel Signore ; e ne fu liberata.



" Chi non si perde d'animo nelle avversità improvvise, ma subito ricorre con confidenza a Dio, mostra di esser ben radicato in questa virtù. " Rodr.
Si trova nelle vite de' PP. che S. Colombano un giorno standosene spensierato, si vide venire incontro dodici lupi, che lo cinsero d'intorno, e per fino accostaron le bocche alle di lui vesti, ed egli senza punto turbarsi altro non fece, che invocare Dio con gran confidenza con quelle parole, Deus in adjutorium meum intende, Domine, ad adjuvandum me festina, alle quali voci i lupi incontanente fuggirono. Fu dimandato all'Abate Teodoro, uomo di gran virtù ; sentendo in un subito romori, e strepiti grandi, avrebbe avuta paura: no, rispose, se il Mondo rovinasse, ed il Cielo si unisse con la Terra, Teodoro non temerebbe.




" La Confidenza dell'Anima Cristiana sta riposta nel perfetto abbandonamento in Dio oltra, e sopra ogni vista della prudenza umana. Oh, che gran felicità camminare in questa perfetta dipendenza della sovrana Provvidenza, dimorandosene continuamente sotto la divina protezione. " La B. di Chantal.
Tale fu la Confidenza d'Abramo, il quale sperava doversi spargere la sua generazione sopra tutta la Terra, secondo la divina promessa, benché per ordine dell'istesso Dio sacrificasse a lui la vita del suo unico figlio, mentre per la sua età avanzata non era più capace d'averne. Tale ancora fu quella del Santo Giobbe, il quale afflitto nel corpo, privato de' figli, spogliato de' beni, e deriso dagli amici, diceva: Ancorché egli m'uccidesse, io spererò sempre in lui.


" Chi si pone interamente in braccio alla Provvidenza, e si lascia da essa reggere, va con tutte le sue croci in carrozza senza quasi sentirne il peso. Chi fa diversamente, va a piedi, strascinandole con fatica e pena. " S. Basil.
Ferdinando II Imperatore dicea così di se: I travagli e le molestie mi avrebbero da gran tempo estinto, se io non avessi abbandonato tutte le cose mie e me stesso alla Provvidenza. In una Città d'Italia eravi una giovinetta povera, la quale giaceva in un letto molto miserabilmente, ed afflitta da molte infermità: e pure venendo visitata si mostrava sempre allegra: sentendo poi, che si temeva una gran carestia, non s'affliggeva punto. Or fu richiesta, come potesse star allegra tra tante miserie, rispose ella, che tutt'i suoi pensieri erano collocati in Dio, e ch'essa se ne stava come un uccelletto sopra le ali della Provvidenza divina: e perciò non temea, né si turbava di niente.


" Il servo di Dio non dee temere di cosa alcuna, ed ha da stimar poco fin gli stessi Demonj i quali in ogni volta che ne facciamo poco conto, rimangono senza forza ; e l'Anima assai più padrona. Se il Signore è potente, e quelli sono gli schiavi, che male possono essi fare a quei, che sono servi di un sì gran Re e Signore ? " S. Ter.
La medesima Santa attesta di se, che era tanto timida, che spesso neppur di giorno usava star sola in una stanza: ma che un giorno considerando quanto grand'inconveniente sia l'andar un'Anima avvilita e timorosa d'altro che di offendere Dio, mentre abbiamo un Signore sì potente, e sì grande, che tutto regge ; e tutte le creature, per fin gli stessi Demonj sono a lui soggetti ; e ch'ella desiderava di servire a questo Signore, ed altro non pretendea, che di dar gusto a lui, e fare la sua volontà ; prese a dir tra di sé: Di che temo ? di che ho paura ? e poi prese in mano una Croce, si mise a sfidar i Demonj dicendo: Venite ora tutti, ch'essendo io serva del Signore, voglio vedere ciò che mi potete fare. Dopo ciò, soggiunse, che si sentì tutta incoraggiata, e che se le levarono tutt'i timori: talmente che, sebbene di poi le accadde di veder più volte i Demonj non però n'ebbe più alcuna paura ; e che anzi le parea ch'avessero paura di lei: a segno, che le restò un dominio tale sopra di loro, che non gli stimava più che se fossero mosche. Essendo una serva di Dio molto flagellata da Demonj, ella altro non facea, che cantar allegramente il Salmo: Laudate pueri Dominum. Del che sdegnati gli avversarj le accrescevano i tormenti, ed ella se ne rideva dicendo: io vi tengo per niente, formichelle: ho il mio Signore con me, e niente temo di voi.



" Per molti peccati anche gravi, e imperfezioni, che uno abbia fatte, o faccia ; non dee mai disperare della sua salute, né perdere la confidenza in Dio. Perché la divina clemenza è infinitamente maggiore della umana malizia. " S. Gio. Crisost.
Essendo S. Bernardo gravemente infermo, fu rapito in ispirito, parendogli d'esser condotto al Giudizio, ed ivi tentato di disperazione dal Demonio, al quale egli rispose: Confesso, che per le opere mie non mi si dee il Paradiso ; perché mi conosco indegnissimo d'un tanto bene: nondimeno il mio Signore l'ha ottenuto per due capi ; uno per esser egli Figlio di Dio ; l'altro per esser morto su la Croce. Or esso per se si contenta del primo, e l'altro lo dona a me. E per questo motivo io lo spero. Fu ammirabile in questo la confidenza di S. Vincenzo Ferreri. Avvisato egli un giorno, che un moribondo per la considerazione de' suoi gran peccati era caduto in disperazione, e perciò ricusava di confessarsi, vi accorse con gran confidenza di ridurlo, e là giunto: perché Fratello mio, disse, sapendo tu che G. C. è morto per te, vuoi disperare della sua misericordia ? Questo è un grave affronto che tu fai alla gran bontà ; ch'egli ha avuto per te. E l'infermo maggiormente alterato da queste stesse parole: per questo appunto, rispose, mi voglio dannare, per far dispetto a Cristo ; e a dispetto tuo ti salverai, ripigliò il Santo. Indi rivolto agli astanti: Recitiamo, disse, il S. Rosario alla Vergine, per impetrar da lei la conversione di quest'ostinatissimo peccatore. E ben volle il Signore mostrare quanto avesse gradita la generosa confidenza del suo servo: poiché prima che si terminasse il Rosario, si vide riempir quella camera d'una immensa luce, e comparir la gran Madre di Dio col S. Bambino in braccio tutto asperso di sangue. A tal vista intenerito, compunto e convertito quel gran peccatore si confessò con gran compunzione di cuore, e poco dopo con un giubilo di Paradiso in volto spirò l'Anima nelle mani di Dio. Narra il Blosio di S. Geltrude, che un giorno stava tra se pensando qual cosa tra tante, che avea apprese dal Signore, potesse ella manifestare agli uomini per loro maggiore utilità: e che s'intese dir da lui nell'interno, che sarebbe cosa loro utilissima il sapere, ed aver sempre nella memoria, che io sto di continuo avanti al padre mio intercedendo per la loro salvezza ; e che ogni qualvolta essi per umana fragilità macchino i cuori loro con mali pensieri, offro a lui per espiazione di quelli il mio mondissimo cuore ; e quando fanno peccati di opere, io gli offro le mani mie traforate: e così in qualunque cosa difettano, io subito cerco di placare il divin Padre, affinché potendosi essi, ne possan ottenere il perdono.




" In somma se vogliam far bene i nostri affari, e provvedere a tutt'i nostri bisogni, dobbiamo di tempo in tempo mirare Dio, come fanno quei che navigano, i quali, per arrivare al luogo che desiderano, miran più in alto verso il Cielo, che abbasso ove vogano. " S. Franc. Sales.
Per comprovare la verità di questo sentimento, basta dare un'occhiata agli esempj del medesimo Santo, e di tanti altri, che si son riferiti in tutto questo mese, senza che vi sia bisogno riferirne de' nuovi. Resterebbe a dire della Confidenza, da praticarsi nelle tentazioni, e nelle aridità di spirito. Ma perché questo è un punto di somma importanza, che non può racchiudersi in pochi versi ; si è stimato a proposito formarne un piccolo trattato a parte, che si porrà in fine nell'Appendice ; e sarà di molto sollievo, e vantaggio per chiunque patisce di somiglianti tribolazioni. Intanto per avere presente allo spirito un santo pensiero per questa giornata sull'indicato soggetto, considerate queste parole dell'Apostolo, e siano esse la vostra familiare giaculatoria in tutte le tribolazioni che soffrite: In fide vivo Filii Dei, qui dilexit me, et tradidit semetipsum pro me. Io vivo nella confidenza, nella protezione, nell'amore del Figliuolo di Dio, che mi ama, e mi ha tanto amato, che si è fatto uomo, ed è morto crocifisso per me.



" La certezza dell'amor divino a nostro favore ci deve inspirare la fiducia e confidenza in Dio: e questa confidenza istessa ci farà meritare il detto amore. " G. A.
La nostra confidenza in Dio dev'esser grandissima, ma non deve degenerare in vana presunzione la quale non pregiudica meno che la mancanza di confidenza. Noi adunque studiamo alla meglio l'amor di Dio verso di noi, acquistiamo una perfetta confidenza in Dio, e questi saranno due grandi passi per la nostra eterna salute. ( Sappi di certo, o caro lettore, e persuaditi, che qui confidit in Domino non confudetur. L'Edit. )




Fonte: Capitolo integrale "La confidenza" tratto dall'antico volume "Diario Spirituale"
di Anonimo napoletano - NAPOLI, della tipografia Paci - 1843
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