sábado, 2 de novembro de 2013

la Voce chiede a Gabriella di scrivere un diario dei loro colloqui e nasce così l’avventura letteraria-spirituale chiamata Lui ed io, che offre spunti di meditazione importanti per un cammino di fede e che ha ricevuto, nel tempo, giudizi molto lusinghieri da diversi ecclesiastici.

Gabrielle Bossis. La cui vita potrebbe essere un’ulteriore testimonianza di come Dio, che spesso vogliamo costringere in schemi troppo rigidi, ha molta più fantasia di noi e può operare in tutte le situazioni in cui ci troviamo a vivere.

SE LA “VOCE” TI CHIAMA…

Gabrielle Bossis

Gabrielle Bossis nasce a Nantes, nel 1854. E’ benestante e fin da subito mostra vivacità intellettuale e curiosità verso il mondo. Nel libro “Lui e Gabrielle Bossis” di Lucia Barocchi, edito dalla San Paolo, leggiamo questo ricordo ad opera di una pronipote: Gabrielle “era una persona che attirava subito l’attenzione dovunque si trovasse per il suo charme, la sua maniera di essere, il suo riso, la sua vitalità, la sua parola. Aveva il dono della parola, della scrittura, della poesia”. Non si sposa (non è bellissima ma incanta e si parla di oltre settanta proposte di matrimonio rifiutate) e non sceglie nemmeno la vita religiosa. Svolge diverse attività – lavora con gli arredi liturgici, è infermiera, catechista – ma a 50 anni scopre la passione per il teatro. Scrive gradevoli e simpatiche commedie che interpreta con grazia e che la conducono a calcare i palcoscenici delle parrocchie e delle associazioni cattoliche in giro per la Francia ma anche all’estero, riscuotendo molto successo. A 62 anni, mentre si trova su un transatlantico, proprio per portare in giro i suoi lavori teatrali, una misteriosa Voce – che aveva già sentito in passato, in modo sporadico – diventa una presenza fissa nella sua vita e l’accompagnerà, prendendola per mano, verso un cammino spirituale sempre più intenso. “C’è nella tua anima una porta che si apre alla contemplazione di Dio. Ma bisogna che tu l’apra”: la Voce chiede a Gabriella di scrivere un diario dei loro colloqui e nasce così l’avventura letteraria-spirituale chiamata Lui ed io, che offre spunti di meditazione importanti per un cammino di fede e che ha ricevuto, nel tempo, giudizi molto lusinghieri da diversi ecclesiastici. La sua vita teatrale, frattanto, continua: è gioia, allegria, consolazione per gli altri, ma anche fatica, solitudine, impegno per Gabrielle che lei, tuttavia, incoraggiata dalla Voce, affronta con il sorriso sulle labbra. Negli ultimi tempi della sua vita, è costretta a letto per l’aggravarsi di un tumore. In uno degli ultimi colloqui Lui le dice: “Forse che i preparativi d’amore non rallegrano già l’Amore? Sono forse da solo a rallegrarmi con mia Madre e i miei Angeli e i mie Santi? Che cosa mi dirai arrivando? E quali parole ti farò sentire? Oh! questo momento dell’Incontro! Mettici tutta la tua anima…” . La Bossis muore il 9 Giugno del 1950. Lasciando, come sempre, alla Chiesa Cattolica l’ultima parola sulla vita di Gabrielle Bossis e sulla verità dei colloqui interiori con la misteriosa Voce, entriamo in punta di piedi in questo itinerario spirituale.

LUI: UNA DOLCEZZA CHE ASSALE IL CUORE

Il libro di Lucia Barocchi, dedicato a Gabrielle Bossis, ed edito dalla San Paolo

Fu il vescovo di Nantes, nel 1949, a firmare la prefazione ad alcuni estratti del diario. Questo sembrerebbe già un giudizio sull’identità dell’interlocutore nei colloqui con la Bossis. Personalmente, posso solo dire che chi legge viene trafitto da una tenerezza struggente che toglie quasi il respiro e viene sommerso da una dolcezza fuori dall’ordinario. Viene in mente Frossard, convertito in modo istantaneo e soprannaturale. Egli scrive che quello che lo colpì, nella sua esperienza di conversione, fu “una dolcezza diversa da tutte le altre, che non è la qualità passiva designata talvolta sotto questo nome, ma una dolcezza attiva, sconvolgente, al di là di ogni violenza, capace di infrangere la pietra più dura e, più duro della pietra, il cuore umano”. La stessa dolcezza sembra scorgersi nell’incontro con il misterioso interlocutore dell’attrice francese. “Lui” parla in modo semplice, eppure sorprendente. Gentile senza essere melenso, autorevole, ma senza imporre nulla che non si abbracci volentieri. Spesso chi legge avverte il bisogno di fermarsi perché l’incontro è quasi insostenibile. Ma è difficile sottrarsi e presto il libro viene ripreso in mano.

PER LEI, PER TUTTI

E’ Lui l’interlocutore della Bossis?

Il percorso riguarda Gabrielle. Ma, così come è nella volontà del misterioso Lui, i colloqui interiori riportati permettono anche agli altri di camminare sulla via della fede. Volutamente ometto i passi che più fanno nascere risonanze interiori, lasciando eventualmente al lettore il piacere della scoperta, e mi concentro sui brani che indicano ad ognuno i punti fermi della vita cristiana.

Una sera Lui le dice: «Chi potrebbe impedirti di restare al mio fianco durante la mia agonia? Chi, se non tu stessa? Sei libera. Vuoi darmela, questa libertà? Dimmi: “Non ho più libertà perché te l’ho donata”. Gabrielle risponde: “Sì, mio Signore, non hai tutte le chiavi di casa mia?” E Lui: “Amo sentirtelo dire. Non avere paura di ripeterlo. Vedi, se t’incateni con l’amore, non sentirai il freddo delle catene. L’amore rende tutto più facile. Vai dunque con gioia verso ciò che ti costa di più, poiché l’amore ti porterà…”.

Riguardo alla preghiera: “No, non c’è nessuna occupazione che ti impedisca di pregare. Io non recitavo forse i Salmi, coperto di colpi e di piaghe, trascinandomi sul cammino del Calvario, in mezzo alla folla urlante? E sulla Croce? La mia povera Croce… E tu troveresti difficile pregare nelle tue piccole, comode occupazioni? Oh! unisciti a me” e sempre sullo stesso tema: “Quando preghi, guardami. Entra nel mio pensiero eterno, altrimenti sei portata via dalla distrazione. Ricordati: voi siete tutti solidali. Un’azione fatta bene aumenta il tesoro della Chiesa. Ah! Figliolina mia, non lasciare passare nessuna occasione di arricchire te stessa e gli altri”.

Riguardo all’amore per il prossimo: “Capisci? Tu lo sai, non hai spesso l’occasione di buttarti in acqua per salvare qualcuno. E’ nelle piccole circostanze che devi dedicarti al prossimo per l’amore mio. Un piccolo gesto. Dell’affetto. E del fascino. E’ l’intenzione che guardo in te. L’intenzione, capisci? Sarò indulgente, se il risultato non è perfetto”.

Infine, ecco come vivere l’intera settimana: “Il lunedì: vivi nell’amore dello Spirito Santo chiedendogli l’amore. E’ Lui che fa la santità.

Il martedi: con la Regina degli angeli e gli angeli. Per riparare alle offese e alle tue offese.

Il mercoledì: con san Giuseppe. Prendi in prestito da lui la sua vita interiore.

Il giovedì: sii piccola ostia con me. Sii un’ostia che canta. Cerca come un avaro le occasioni di piccoli sacrifici che ti rinnoveranno nello stato di ostia.

Il venerdì: tutta per il mio Cuore. Il venerdì che fu per me una grande sofferenza, sia per te una grande dolcezza.

Il sabato non sei sola: mia Madre ti accompagna. Risveglia in te l’amore per Lei.

La domenica: sali in seno alla Trinità santa, come un piccolo grano d’incenso in segno di pura lode.

Fa’ così, piccola mia”.

PUO’ UN’ATTRICE ESSERE UNA MISTICA?

Papa Benedetto XVI ha spiegato che la mistica non significa una vita astratta e lontana dagli altri

Gabrielle non usa il palcoscenico per la sua gloria personale, ma per l’apostolato: i suoi lavori teatrali si fanno promotori di valori cristiani e vengono recitati e portati in giro proprio per questo motivo. Inoltre, la donna non approfitta del suo charme per diventare una seduttrice. Tuttavia, ci viene difficile immaginare come una vita mistica così intensa possa coniugarsi con i viaggi, gli impegni per preparare le recite, gli incontri con tante persone. La prima considerazione da fare è che Gabrielle, nonostante il tempo dedicato alle attività che girano attorno al teatro, pare vivesse un’intensa vita cristiana, senza rinunciare alla Messa quotidiana, alla preghiera, ad offrire mortificazioni e sacrifici e non perdendo tutte le occasioni per fare il bene. La seconda considerazione può essere desunta da quello che papa Benedetto XVI scrive riguardo ad un’altra mistica, s. Caterina di Genova: “la mistica non crea distanza dall’altro, non crea una vita astratta, ma piuttosto avvicina all’altro, perché si inizia a vedere e ad agire con gli occhi, con il cuore di Dio… (e, riguardo alla santa,) luogo della sua ascesa alle vette mistiche fu l’ospedale di Pammatone, il più grande complesso ospedaliero genovese, del quale ella fu direttrice e animatrice. Quindi Caterina vive un’esistenza totalmente attiva, nonostante questa profondità della sua vita interiore” (Udienza generale, 12/01/2011). Non è, dunque, un succedersi di attività che può ostacolare una profonda unione con Dio, se nella propria vita si realizza quello che scrive s. Paolo: “non vivo più io ma Cristo vive in me” (Gal 2,20).

COME SE FOSSE DAVVERO LUI…

Sulla tomba della Bossis, le parole che scelse lei stessa:
“O Cristo, fratello mio.
Lavorare accanto a te.
Soffrire con te.
Morire per te.
Sopravvivere in te”

Riguardo alle parole della Voce interiore e riportate sul diario di Gabrielle, Daniel Rops, saggista, romanziere e accademico francese, scriveva: “In quale misura bisogna ammettere che fossero vere e che Cristo stesso si sia degnato di parlare a questa donna del nostro tempo? Capitò alla beneficiaria di avere dubbi e più volte si domandò se non fosse la sua immaginazione o il suo orgoglio che la illudevano. Al che la voce interiore le rispondeva con un’ammirevole saggezza: «Dubiti che sia Io? Fa’ come se fosse vero». O ancora: «Ma quand’anche queste parole uscissero dal tuo umano naturale, non sono Io ad aver creato questo naturale? Non devi riportare tutto a Me?». Veramente questa è la migliore di tutte le risposte” (Avvenire, 18 Giugno 2012). Va anche detto, tuttavia, che, a nome di Giovanni Paolo II, Giovan Battista Re inviò una lettera nel 1999 per accompagnare una nuova uscita delle conversazioni spirituali di Gabrielle Bossis: anche questa è un’ulteriore indicazione dell’interesse della Chiesa Cattolica per i colloqui mistici della Bossis e per un’identificazione del Lui del diario con il Cristo.

Chiudiamo con le parole della Voce, qualsiasi sia il modo in cui consentiamo a Cristo – che è sempre pronto – di venirci incontro, immaginando che sia davvero Lui a pronunciarle ad ognuno di noi: “Non stancarti di me. Io non mi stanco di te”.