quarta-feira, 15 de janeiro de 2014

NOTA UFFICIALE SUL DISAGIO SPIRITUALE E PASTORALE DEI FEDELI PRIVI DELL’APPLICAZIONE DEL SUMMORUM PONTIFICUM IN ITALIA IN QUESTO INIZIO DEL 2014

Riportiamo la Nota Ufficiale pubblicata il 10 gennaio 2014 da Segreteria Generale. Con questa notizia iniziamo il monitoraggio dell'intera situazione, cercando di seguire uno per uno i casi dei centri di culto tradizionale soppressi, perorando il ripristino della cura pastorale secondo le aspettative dei molti fedeli rimasti privi del Rito Antiquior da loro seguito, anche e non solo ai sensi del motu proprio Summorum Pontificum.

Il Coordinamento Nazionale del Summorum Pontificum desidera richiamare nuovamente l’attenzione dei fedeli e di quanti – religiosi e laici – hanno a cuore la piena e pacifica applicazione del Motu Proprio Summorum Pontificum, sulle situazioni di grave disagio spirituale e pastorale dovute alla soppressione di numerose regolari celebrazioni della Santa Messa nella forma straordinaria del rito romano finora assicurate dai Frati Francescani dell’Immacolata. In tal modo, il Coordinamento intende dar voce ai fedeli che hanno subito incolpevolmente la perdita di tante S. Messe, affinché non venga loro negata la cura pastorale che essi filialmente attendono dalla Chiesa.

In proposito, è inevitabile rilevare, purtroppo, che le preoccupazioni espresse dal Coordinamento nella sua precedente nota del 31 luglio scorso hanno trovato ampia conferma. Nelle ultime settimane il Coordinamento ha cercato di raccogliere utili informazioni in ordine a tale doloroso problema, ed ha potuto così appurare che all’11 luglio 2013 (quando, per effetto del noto Decreto della Congregatio Pro Institutis Vitae Consecratae et Societatibus Vitae Apostolicae, sono state sospese tutte le celebrazioni officiate dai Frati Francescani dell’Immacolata) la S. Messa tradizionale risultava celebrata – almeno settimanalmente, ma spesso quotidianamente – pressoché in tutte le 27 Case dell’Istituto (ci si riferisce, ovviamente, alle sole Case ubicate in Italia). Inoltre, essa era celebrata presso le parrocchie affidate ai Frati: si segnalano, in particolare, le parrocchie di Ognissanti a Firenze, di S. Spirito a Ferrara, di S. Maria Maggiore a Trieste, di S. Domenico a Teramo. Infine, la S. Messa era presente presso il Santuario della B. V. Addolorata di Campocavallo (AN), il Seminario di Sassoferrato (AN), nonché presso la Chiesa di Santa Maria Annunziata in Borgo a Roma (la “Nunziatina”). In totale, dunque, circa 33 celebrazioni regolari della S. Messa tradizionale. Oggi, a quanto risulta al Coordinamento, la celebrazione è cessata presso tutte le Case conventuali (tre delle quali, tra l’altro, sono state chiuse, così come il Seminario di Sassoferrato), poiché – sempre a quanto consti – non è stata concessa dal Commissario Apostolico la necessaria autorizzazione. È altresì cessata presso le parrocchie di Ferrara e di Trieste, nonché presso la Nunziatina; mentre permane presso le parrocchie di Ognissanti a Firenze e di S. Domenico a Teramo, e presso il Santuario di Campocavallo. Su circa 33 S. Messe, dunque, ne sopravvivono – per quanto risulta al Coordinamento – soltanto 3.

A fronte di ciò, sono segnalate anche ulteriori soppressioni di regolari celebrazioni della Santa Messa tradizionale; soppressioni che – intervenute per decisione, talora improvvisa ed inattesa, delle competenti Autorità – non sembrano trovare motivo né nel disinteresse dei fedeli (i quali, anzi, ne risultano dolorosamente sorpresi), né in particolari esigenze pratiche o organizzative. In questo quadro, si segnala come tristemente emblematica la soppressione della S. Messa celebrata con costante regolarità sin dal 2001 il primo sabato di ogni mese nella Cappella Cesi della Basilica di Santa Maria Maggiore in Roma. Il Coordinamento, preso atto della mancanza di qualunque comunicazione ufficiale in merito alla questione, con nota del proprio promotore per il Lazio inoltrata alla Basilica nei giorni scorsi, ha chiesto di sapere se si tratti di una soppressione definitiva o di una sospensione temporanea, e quali siano le ragioni della decisione assunta, e resta in fiduciosa attesa di tali chiarimenti.

Con la soppressione per così dire unilaterale di tante celebrazioni, sono state tristemente colpite la sensibilità e la serenità spirituali dei numerosi fedeli che, in piena obbedienza alla Santa Chiesa, e confortati dalla protezione del diritto, trovavano nella viva partecipazione alla S. Messa celebrata secondo il Messale promulgato da S. Pio V e nuovamente edito dal B. Giovanni XXIII – il quale “ob venerabilem et antiquum eius usum debito gaudeat honore”[1] – il proprio insostituibile nutrimento spirituale, ed “una forma, particolarmente appropriata per loro, di incontro con il Mistero della Santissima Eucaristia”[2]. Il sentimento di aspra privazione che colpisce tutti questi fedeli, richiama alla mente le illuminate parole di S.S. Benedetto XVI: “ciò che per le generazioni anteriori era sacro, anche per noi resta sacro e grande, e non può essere improvvisamente del tutto proibito o, addirittura, giudicato dannoso”[3]. È ugualmente dolorosa la sensazione, spesso suscitata dalle recenti vicende, che, attraverso la soppressione di tante celebrazioni, già felicemente inserite nella vita pastorale di più d’una comunità parrocchiale, o fruttuosamente inquadrate nella vita liturgica delle chiese principali onde “Liturgiam Romanam in Antiquiori Usu, prout pretiosum thesaurum servandum, omnibus largire fidelibus”[4], si voglia come allontanare la S. Messa tradizionale dal cuore pulsante della Chiesa, e creare una sorta di periferia liturgica per quei fedeli – quasi fedeli “di serie B” – che amano la S. Messa di San Pio V e vi vedono la mirabile espressione della fede cattolica tutta intera.

Il Coordinamento Nazionale del Summorum Pontificum rinnova dunque il proprio accorato appello ai Pastori della Chiesa, perché, con paterna sollecitudine, vogliano assicurare la ripresa della regolare celebrazione delle SS. Messe recentemente soppresse, affinché quanti ne avvertono la spirituale esigenza possano continuare a vivere la loro fede al ritmo della forma straordinaria della Sacra Liturgia: l’uso della Liturgia tradizionale, infatti, è una facoltà elargita per il bene dei fedeli, da interpretare in senso favorevole ai fedeli stessi, che ne sono i principali destinatari[5].

Piacenza, 13.1.2014

[1] “Deve essere tenuto nel debito onore per il suo uso venerabile e antico”. Motu Proprio Summorum Pontificum, art. 1.

[2] S.S. Benedetto XVI, Lettera ai Vescovi di tutto il mondo per presentare il “Motu Proprio” sull’uso della Liturgia Romana anteriore alla riforma del 1970.

[3] S.S. Benedetto XVI, Lettera ai Vescovi di tutto il mondo per presentare il “Motu Proprio” sull’uso della Liturgia Romana anteriore alla riforma del 1970.

[4] “Offrire a tutti i fedeli la Liturgia Romana nell’Usus Antiquior, considerata tesoro prezioso da conservare”. Istruzione Universae Ecclesiae, 8, a).

[5] Cfr. Istruzione Universae Ecclesiae, 8, b): “(…) considerando ipsum Usum Liturgiae Romanae anno 1962 vigentem esse facultatem ad bonum fidelium datam, ac proinde in favorem fidelium benigne esse interpretandam, quibus praecipue destinatur”.