domingo, 10 de abril de 2016

Amoris laetitia e gli orientamenti del Cardinale Burke su Repubblica


Su Repubblica di ieri il cardinale Raymond Leo Burke risponde ad alcune domande e ribadisce luminosi principi sulla nuova Esortazione post-sinodale, che sta suscitando un motivato scalpore ed altrettanto motivati timori che le proposizioni ambigue delle due successive assemblee sinodali potessero esservi riprese. In realtà non solo ciò è avvenuto, ma si è andati ben oltre.

Anche se il documento, già nel suo esordio, ammette la libera discussione circa le applicazioni in alcuni casi e dunque si colloca fuori dal campo degli interventi magisteriali, ciò non toglie che esso pone il problema di una prassi confusionaria e disarticolata, basata sul "discernimento personale e pastorale dei casi particolari". C'è da dire che questo non è mai mancato nella pastorale ordinaria della Chiesa, ma non senza l'aggancio indispensabile ai principi che, oltre all'accoglienza devono poi fungere da orientamento, da guida e sostegno. Mentre ora, dove vengono meno le norme generali, regna il relativismo.

Di fatto l'impianto dell'Esortazione è nettamente psico-sociologico, che ha i suoi pregi in sede di analisi, ma non è supportato dalla lettura teologica e spirituale dell'uomo e della realtà che, sole, possono fornire l'indirizzo pastorale uscendo dall'orizzonte fenomenologico al quale viene così a mancare l'innesto della grazia (“gratia non tollit naturam, sed perficit”) e cioè dell'opera di Cristo Signore, del Soprannaturale. Si annulla la responsabilità individuale e la chiamata alla santificazione.
Oggi siamo di fronte ad un documento anomalo e rivoluzionario nei suoi effetti applicativi frutto di una strategia ormai evidente, che non solo oltrepassa ma cita addirittura strumentalmente e fuori contesto persino le disposizioni conciliari e post- conciliari.
Qui un magistrale intervento 
C'è quindi da chiedersi se basti, da parte dei pastori illuminati, limitarsi a pubblicare libri e ad affermare sulla stampa o da tribune più o meno mediatiche ciò di cui il corpo mistico di Cristo ha necessità estrema per non rimanere invischiato nella fluidità ambigua di discorsi che non saranno mai più definitori, ma continueranno a sommergerci nella fumosa deformante "doppia verità" che pretendono celare.
Se ciò non è evidente ai più sprovveduti, non possiamo ignorarne gli effetti fuorvianti e dunque demolitori della dottrina e, con essa, dell'ordine mirabile nel quale la retta dottrina ci struttura traducendosi in insegnamento e guida che, insieme all'impianto sacramentale che ci nutre e ci sostiene, rappresentano la primaria funzione della Chiesa, oggi così compromessa nell'intero suo triplice munus: docendi, regendi, sanctificandi. 
In soldoni: demolita la dottrina, demoliti i sacramenti, Eucaristia in primis, cosa resta? (M.G.)

Raymond Leo Burke: "L'eros non è il male
ma non deve mai essere in contrasto con la procreazione"
Il canonista statunitense: "Rifiuto di essere classificato come membro di un partito nella Chiesa. Vorrei essere soltanto un buon cattolico, un fedele sacerdote"